Siamo un gruppo variegato di architetti, designer, artisti, ricercatori e professionisti che operano in diversi settori. Nel 2014 abbiamo fondato l’associazione, Ru.De.Ri., “Rural Design per la Rigenerazione dei Territori”, per promuovere pratiche e realizzare interventi finalizzati alla rigenerazione dei contesti rurali che pongano le attività legate all’agricoltura e all’artigianato al centro di tali processi.
Ci ispiriamo ai principi del Rural Design con l’intento di ampliare il campo di azione classico della progettazione, basato sul paradigma urbano e fondato sulla celebre affermazione di Gropius “dal cucchiaio alla città”, per inglobare invece il concetto di paesaggio, nelle sue diverse accezioni – tanto quella estetica che quella produttiva ed ecologica – come risultato della co-evoluzione di sistemi ambientali ed attività umane. Crediamo che questa visione necessiti di una nuova interpretazione del ruolo storico dell’agricoltura che sia fondata, da un lato, su una nuova percezione del territorio e, dall’altro, sull’integrazione sistemica delle filiere produttive agricole e artigianali del Mediterraneo.
Le attività produttive cui facciamo riferimento non sono solo quelle agricole e artigianali ma anche la rete di servizi eco-sistemici resi dalle aree rurali e montane ai contesti urbani, così come la produzione di narrazioni in grado di veicolare, anche al di fuori dei territori rurali, i valori di quella che ci piace chiamare “rural city” ovvero quel continuum sistemico che abbraccia le enclave naturali, i paesaggi culturali e i borghi agricoli come parte integrante di un habitat composto da sistemi con qualità diverse e complementari.

Mario Festa
Mario Festa
Presidente e socio fondatore
Si occupa di architettura sostenibile e di progettazione di edifici a basso consumo energetico. Ha maturato una vasta esperienza in questi ambiti in diversi contesti internazionali e nazionali...
Alfonso Melillo
Alfonso Melillo
Tesoriere e socio fondatore
Perito agrario e consulente ambientale. Esperto di gestione dei rifiuti ha sviluppato anche esperienze di microbiologia applicata al riutilizzo degli scarti agricoli...
Valentina Anzoise
Valentina Anzoise
Socio fondatore
Sociologa, PhD in Società dell'Informazione. Ha insegnato Sociologia della cultura, Metodologia e tecniche di ricerca qualitativa presso l'Università di Milano-Bicocca, Università di Padova, Istituto Europeo di Design, e collaborato a diversi progetti nazionali...
Stefania Sardo
Stefania Sardo
Socio fondatore
Dottoranda in Innovazione e Imprenditorialità, presso la BI Norwegian Business School (Oslo, Norvegia). La ricerca di dottorato indaga le dinamiche di innovazione che caratterizzano sistemi socio-tecnici apparentemente caratterizzati da staticita' o da sviluppo incrementale...
Monica Carmen
Monica Carmen
Socio fondatore
Architetta. Dal 2014 è caporedattrice della rivista italiana Bioarchitettura focalizzata sui temi della sostenibilità sociale ed ambientale dell’architettura...
Melania Cermola
Melania Cermola
Socio ordinario
Architetto. Ha collaborato con prestigiosi studi, come Corvino & Multari e Tiarstudio, dove ha avuto l’opportunità di acquisire competenze tecniche e di design gestendo diversi progetti. Nel 2010 ha vinto il concorso di design RTP per la riqualificazione di Piazza Castello...
Pasqualina Salvatore
Pasqualina Salvatore
Socio ordinario
Terapista della riabilitazione per l'età evolutiva, svolge il suo lavoro con grande passione, competenza e simpatia incrementate dal percorso in clownterapia intrapreso nel corso di diversi anni. Professionista poliedrica...
Luigi D’Oro
Luigi D’Oro
Collaboratore esterno
Architetto laureato allo IUAV di Venezia nel 2001, dopo un periodo di tirocinio tra Udine, Atene e Berlino apre lo studio di Architettura nel 2004...
Giuseppina Lavorgna
Giuseppina Lavorgna
Collaboratore esterno
Laurata in Pedagogia ha sperimentato, quasi per gioco, la coltivazione della Luffa; una spugna vegetale ottima da utilizzare in cosmesi, in edilizia, in medicina e in vari altri settori...
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    INVENTARIO: Mappatura creativa del Matese

    Programma Workshop

    * Tutti gli itinerari proposti verranno realizzati anche in caso di bel tempo (cit. Vaghe Stelle) quindi portate tutto quello che vi occorre, oltre al k-way anche un cappellino e la crema solare, che non si sa mai!

    * Si consiglia un abbigliamento comodo e scarpe da ginnastica (o da trekking per l’itinerario di domenica pomeriggio).

    * Per poter documentare e poi inserire i punti sulla mappa – nel corso delle esplorazioni o al ritorno a casa – i partecipanti sono invitati a portare con sè macchina fotografica e/o smartphone e/o tablet, e anche un semplice taccuino per appunti.

    Sabato 14 Aprile 2018

    Ore 14:30 ritrovo alla Pro Loco di San Potito Sannitico

    Ore 14:30 ritrovo al centro polifunzionale ex-GEZOOV (San Potito Sannitico)

    Dopo una breve introduzione del progetto partiremo per il primo itinerario di esplorazione e mappatura in zone incerte tra rurale e urbano, agricolo e industriale.
    Invitiamo tutti a venire in bicicletta perché il primo itinerario sarà percorso con questo mezzo che ci sta molto a cuore. La bicicletta infatti non solo non inquina ma ci aiuterà anche a vedere, a una velocità diversa, territori che spesso attraversiamo di fretta e senza prestarvi molta attenzione (IMPORTANTE: se non avete una bici e volete partecipare avvisateci e faremo in modo di trovare una bici anche per voi!).

    Domenica 15 Aprile 2018

    Ore 10:00 ritrovo alla Biblioteca di Piedimonte Matese

    Dopo qualche minuto di introduzione per gli amici che si sono persi l’itinerario di sabato pomeriggio partiremo alla volta del secondo percorso, che verrà fatto a piedi. Esploreremo angoli magici e nascosti, ma spesso dimenticati e abbandonati, del cuore storico e culturale del Matese.

    14:30 ritrovo al Palazzo Ducale di Piedimonte Matese

    Dopo qualche minuto di introduzione per gli amici che si sono persi il primo e il secondo itinerario, partiremo alla volta del terzo percorso. Questo itinerario, realizzato in collaborazione con l’associazione Love Matese, ci permetterà di cogliere altre particolarità del sistema Matese: pochi centri urbani collegati fra loro da una rete di sentieri di montagna.

    Giovedì 3 Maggio 2018

    Ore 21:00 presentazione di “Inventario” e proiezione di “Piccola Terra” 

    Ore 21:00 In occasione del Festival Altre Prospettive (San Potito Sannitico, 26 aprile – 12 maggio) Ru.De.Ri presenta Inventario: mappatura creativa del paesaggio del Matese, al Teatro comunale di San Potito Sannitico.
    Nella stessa serata verrà proiettato “Piccola Terra” (2012), un film di Michele Trentini che racconta il paesaggio terrazzato della Valbrenta e le storie delle donne e degli uomini che attraverso l’iniziativa “Adotta un terrazzamento”, stanno cercando non solo di contrastare l’abbandono ma anche di inniettare nuove energie per ri-abitare queste montagne. 

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    Storia del Matese

    La storia del Matese ha origine nel Mesozoico.
    In quel periodo il Matese ancora non esisteva e al suo posto c’era il golfo di un immenso oceano: la Tetide.
    Circa 50 milioni di anni fa, nel Paleocene, la placca Africana – nel continuare la sua avanzata verso nord – comincia a chiudere la Tetide, dando inizio all’orogenesi appenninica e al sollevamento del Matese dai fondali. Nell’Eocene, la Tetide finalmente si chiude lasciando il posto al Mar Mediterraneo. Ancora oggi, il Matese, è un’isola sull’Appennino meridionale, ricca e lussureggiante. In alto mare.

    Compreso fra due regioni (Molise e Campania) e quattro province (Campobasso, Isernia, Caserta e Benevento) questo massiccio montuoso dell’Appennino sannita è diventato Parco regionale dal 1993. L’area, vasta oltre 33.000 ettari, non è omogenea dal punto di vista geomorfologico e socio-economico e non può essere intesa in maniera unitaria, l’economia è piuttosto debole e risente pesantemente dello spopolamento avvenuto nel secondo dopoguerra e della scarsa integrazione tra le diverse attività produttive.

    Margini

    Nell’immaginario collettivo il Matese, come gran parte del Sud Italia, è un margine. Ma il margine è anche un’occasione, la terra promessa di pionieri ed esploratori oltre che un dispositivo culturale. Attraverso INVENTARIO quello che ci proponiamo è proprio di esplorare questo margine. Lo faremo con il corpo ma anche con la fotografia e le nuove e vecchie tecnologie, in quanto strumenti capaci di muoversi tra gli steccati disciplinari e settoriali, così come di varcare frontiere spazio-temporali, ispirare progettualità, riposizionamenti e, soprattutto, contribuire alla ridefinizione stessa di concetti e convenzioni.

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    Cosa sono i catasti comunali?

    I catasti comunali hanno origini molto antiche e sono da sempre costituiti da documenti, mappe e atti vari che permettono di individuare la superficie, i possessori, e la cronistoria delle mutazioni dei beni immobili esistenti sul territorio dello Stato che appartengono tanto a soggetti privati che pubblici (comprese le superfici occupate da strade e acque). Questa modalità di archiviazione, pur utilissima, è tuttavia espressione anche di rappresentazioni e convenzioni che vanno, spesso, rimesse in discussione per poter avviare dei processi di rigenerazione. Chi stabilisce cosa è un bene? Cosa è marginale e cosa centrale? Quali elementi e attività sono risorse e quali carenze?

    Queste nozioni e convenzioni rivestono un ruolo cruciale nei nostri stili di vita, così come nelle scelte abitative e di investimento di singoli e organizzazioni. Avviare, come ci proponiamo con INVENTARIO, un percorso di indagine e mappatura che porti alla realizzazione di un nuovo tipo di catasto ci è pare quindi un’impresa non più rimandabile. Bisogna costruire collettivamente catasti distribuiti e aperti che contengano anche tracce della componente emotiva legata a questi beni, così come degli immaginari e dell’immaginazione che li plasmano non solo per poter scandagliare, comprendere e documentare i territori che abitiamo tutti i giorni, ma anche per poter agire una prospettiva e un’intenzione diversa, e far emergere, insieme alle caratteristiche oggettive, alle difficoltà e alle contraddizioni, anche il potenziale delle risorse – (ri)conosciute e non – di un territorio.